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giovedì 30 gennaio 2014

Soldi ai partiti, in 20 anni un fiume di denaro pubblico. Circa 2 mld di euro pagati dai contribuenti

Finanziamento pubblico: la riforma dei rimborsi elettorali è in discussione al Senato per una revisione che sarà a regime non prima del 2017. Dal 1994 a oggi, però, ecco quanto hanno incassato le forze politiche: il gap tra spese sostenute e denaro erogato ha generato un 'tesoretto'.

E' un fiume di denaro pubblico. Alimentato costantemente dai singoli contribuenti. E' un profluvio di quattrini che dal 1974 a oggi non ha mai smesso di scorrere né di portare soldi - tanti - nelle capienti tasche dei partiti politici. Più di quanti non servissero a coprire le spese realmente sostenute a fini elettorali. Soltanto nel corso degli ultimi 20 anni,circa 2,7 miliardi di euro sono stati erogati sotto forma di rimborsi pubblici tra voto per le politiche, le europee. Un lasso di tempo durante il quale i cittadini sono stati chiamati alle urne per ben 15 volte, amministrative escluse.

E, complici le modifiche al rialzo di una contribuzione 'di sostegno' che non ha mai smesso di  foraggiare le forze politiche in corsa nelle singole tornate elettorali, il risultato è stato un 'tesoretto' che oggi si è sedimentato:1,9 miliardi di euro, infatti, è l'ammontare del 'surplus' che i partiti si sono ritrovati nei propri salvadanai, al netto delle spese accertate. Spese che, dal canto loro, non raggiungono i 700 milioni di euro. A conti fatti, l'utile incamerato è dunque tre volte quanto si è speso. E, tanto per fare un raffronto, corrisponde alla cifra che nel 2014 occorre per la ricostruzione dell'Aquila post terremoto e del 'cratere' sismico che la circonda.

I dati degli ultimi 20 anni parlano chiaro. E la domanda resta: cos'hanno fatto gli uomini dei partiti con questo tesoretto? Al netto delle inchieste avviate con l'accusa di peculato, quei soldi - è stata la risposta - servono a pagare l'affitto delle sedi, i dipendenti, i funzionari e le campagne di comunicazione. Di sicuro c'è che su Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita accusato di aver utilizzato i rimborsi elettorali per acquisti immobiliari, pende ancora il processo penale. Ma la Corte di Conti ha già deciso: deve restituire quasi 23 milioni di euro al ministero dell'Economia.


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