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venerdì 31 gennaio 2014
Arriva l' Hi Sex l'ultima frontiera del sesso virtuale
Parte il Ruby ter: “Berlusconi ha corrotto i testimoni”
Prende il via a Milano un nuovo procedimento contro l'ex premier, legato al 'sistema prostitutivo' di Villa San Martino e alla vicenda di Karima El Mahroug. Un'indagine in cui, dopo le sentenze 'Ruby 1' e Ruby 2', il Cavaliere rischia davvero molto.
L'ex premier, infatti, hanno messo nero su bianco i magistrati, è "gravemente" indiziato del reato di "corruzione in atti giudiziari" perché avrebbe pagato il silenzio non solo delle giovani chiamate a testimoniare sulle serate ad Arcore, stipendiandole con almeno 2500 euro al mese ciascuna, ma anche e soprattutto della marocchina alla quale avrebbe promesso "un ingente compenso se avesse taciuto o 'fatto la pazza'''.
giovedì 30 gennaio 2014
Soldi ai partiti, in 20 anni un fiume di denaro pubblico. Circa 2 mld di euro pagati dai contribuenti
Finanziamento pubblico: la riforma dei rimborsi elettorali è in discussione al Senato per una revisione che sarà a regime non prima del 2017. Dal 1994 a oggi, però, ecco quanto hanno incassato le forze politiche: il gap tra spese sostenute e denaro erogato ha generato un 'tesoretto'.
E' un fiume di denaro pubblico. Alimentato costantemente dai singoli contribuenti. E' un profluvio di quattrini che dal 1974 a oggi non ha mai smesso di scorrere né di portare soldi - tanti - nelle capienti tasche dei partiti politici. Più di quanti non servissero a coprire le spese realmente sostenute a fini elettorali. Soltanto nel corso degli ultimi 20 anni,circa 2,7 miliardi di euro sono stati erogati sotto forma di rimborsi pubblici tra voto per le politiche, le europee. Un lasso di tempo durante il quale i cittadini sono stati chiamati alle urne per ben 15 volte, amministrative escluse.
E, complici le modifiche al rialzo di una contribuzione 'di sostegno' che non ha mai smesso di foraggiare le forze politiche in corsa nelle singole tornate elettorali, il risultato è stato un 'tesoretto' che oggi si è sedimentato:1,9 miliardi di euro, infatti, è l'ammontare del 'surplus' che i partiti si sono ritrovati nei propri salvadanai, al netto delle spese accertate. Spese che, dal canto loro, non raggiungono i 700 milioni di euro. A conti fatti, l'utile incamerato è dunque tre volte quanto si è speso. E, tanto per fare un raffronto, corrisponde alla cifra che nel 2014 occorre per la ricostruzione dell'Aquila post terremoto e del 'cratere' sismico che la circonda.
I dati degli ultimi 20 anni parlano chiaro. E la domanda resta: cos'hanno fatto gli uomini dei partiti con questo tesoretto? Al netto delle inchieste avviate con l'accusa di peculato, quei soldi - è stata la risposta - servono a pagare l'affitto delle sedi, i dipendenti, i funzionari e le campagne di comunicazione. Di sicuro c'è che su Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita accusato di aver utilizzato i rimborsi elettorali per acquisti immobiliari, pende ancora il processo penale. Ma la Corte di Conti ha già deciso: deve restituire quasi 23 milioni di euro al ministero dell'Economia.
mercoledì 29 gennaio 2014
martedì 28 gennaio 2014
Scandalo Inps, l'indagato Mastrapasqua: "non mi dimetto"
Amministra l'Inps e altre 24 società pubbliche e private. Guadagna (almeno) 1 milione e 300 mila euro l'anno ed è ora indagato per i rimborsi illeciti all'ospedale israelitico, dove è direttore generale.
IL SALOTTO DEI SALOTTI. Ma, soprattutto, Antonio Mastrapasqua, presidente Inps e vice di Equitalia, stringe mani, brinda, chiacchiera e «vede gente», direbbe Nanni Moretti, alle serate del Circolo Canottieri Aniene, il salotto dei salotti della Capitale, dove il padrone di casa è Giovanni Malagò, presidente del Coni oltre che del circolo mondan-sportivo, grande amico di Letta zio (Gianni) e praticamente di tutta la Roma che conta: dal banchiere Cesare Geronzi fino a Walter Veltroni.
LA GRANA MONTI. È qui la chiave del potere del signore della previdenza, l'uomo che, accusa oggi l'ex ministro Elsa Fornero, il governo Monti e il parlamento hanno cercato, inutilmente, più volte di rimuovere o perlomeno di limitare nella sua infinita libertà d'azione.
Il Circolo dei potenti: la regia di Malagò e l'amicizia con Gianni Letta
Mastrapasqua è un fiscalista, un prezioso esperto di tasse e previdenza che tutti vogliono alla propria corte per far quadrare bilanci e conti con il fisco e la previdenza.
E la Canottieri Aniene è il luogo prediletto degli scambi romani: sotto l'accorta regìa di Mago Malagò le serate sono sempre importanti e affollate, ma solo dalla gente 'giusta'.
DA 54 A 25 POLTRONE. In quel momento, le poltrone di Mastrapasqua tra enti pubblici e società private erano 54, scesero più tardi a 38 e oggi 'solamente' a 25.
Il manager di larghe intese riuscì velocemente a stabilire un record: nel 2010 chiuse per la prima volta in rosso il bilancio dell'Inps dopo 10 anni in attivo.
IL 'RICATTO' DI CICCHITTO. Quando Berlusconi fu costretto a lasciare il posto a Mario Monti, si aprì lo scontro sul presidente Inps. Il Professore e Fornero avrebbero voluto cacciarlo, ma Gianni Letta gli alzò attorno un solido muro di protezione: spettò al capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto, vecchio socialista craxiano maestro di politica, di nomine e intrighi, spiegare a Monti che se saltava Mastrapasqua, saltava anche il governo dei tecnici.
La pornostar Heidi compie 23 anni: Per festeggiare farò sesso con 23 uomini
Heidi è un'attrice porno e festeggerà il suo particolarissimo compleanno il prossimo 20 febbraio. C'è il sospetto che dietro ci sia una campagna pubblicitaria e un contratto milionario per i 23 uomini. L'idea è dell'amicoAndré Delaseine, proprietario dell'agenzia cinematografica per adulti AD4X Production. L'appuntamento è per il 20 febbraio al cabaret-club L’Eclipse Dix71 di Montréal.
lunedì 27 gennaio 2014
“Tumore legato al vaccino fatto durante il militare”: ministero Salute condannato -
Terremoto Grecia, avvertito anche in Puglia
BRINDISI - Attimi di leggera apprensione nel Brindisino e in particolare nel capoluogo, dove il sisma che ieri pomeriggio ha avuto come epicentro Cefalonia e diverse altre isole Ionie, è stato avvertito distintamente in tutti gli appartamenti dal terzo piano in su. Sono state due le scosse, in rapida successione, ma entrambe sono durante poco: non oltre i cinque secondi. Tanto però è bastato a far giungere una serie di telefonate al centralino dei Vigili del fuoco del Comando provinciale di Brindisi, da parte di cittadini che cercavano di saperne di più. Il passo successivo è stato quello della condivisione online della notizia: su facebook, in particolare, si è registrata - nei secondi immediatamente successivi al fenomeno - una rapida impennata da parte dei brindisini che comunicavano l’accaduto, chiedendo al contempo informazioni su dove fosse l’epicentro e se so fossero registrati danni o feriti. Ogni preoccupazione, però, è rientrata nel giro di una manciata di minuti, quando - sempre attraverso Internet - si è saputo che l’epicentro del sisma era stato individuato nell’isola ellenica di Cefalonia dove si sarebbero registrati anche alcuni crolli. Nessun danno, invece, si è registrato a Brindisi e in provincia, dove ai piani più bassi il sisma non è stato neanche avvertito e dove nessun danno a cose o persone è stato registrato. Paradossalmente ha fatto più danni il fortissimo vento di maestrale che, soffiando impetuosamente per l’intera giornata, ha reciso più di qualche antenna televisiva sui terrazzi di alcune palazzine, che non il sisma, avvertito da tanti ma rimasto fortunatamente privo di qualsiasi conseguenza.
LECCE - La Grecia trema e nel Leccese scatta l’allarme con decine di telefonate ai vigili del fuoco. È stato un pomeriggio di paura quello vissuto ieri in molti centri della provincia di Lecce, dove centinaia di cittadini hanno avvertito gli effetti delle forti scosse di terremoto registrate nell’isola di Cefalonia. Un evento sismico che soprattutto nel Capo di Leuca ha fatto tremare le pareti e i pavimenti e fatto oscillare i lampadari, specie negli appartamenti ubicati ai piani superiori. Da Nardò a Galatina, da Gagliano del Capo a Maglie e Castro, passando da Galatone, Alezio, Poggiardo e nella stessa Lecce, le vibrazioni sono state avvertite distintamente. Il centralino dei vigili del fuoco del comando provinciale di Lecce e dei distaccamenti di Tricase, Maglie, Casarano e Gallipoli è stato preso letteralmente d’assalto, da persone allarmate che chiedevano soprattutto se il fenomeno tellurico possa ripetersi nel Salento. Non sono stati pochi, soprattutto sui social network, a segnalare le paure vissute. «Oddio il terremoto – ha twittato Barbara Icaro da Cutrofiano ieri pomeriggio pochi istanti dopo la forte scossa – stavo seduta sul divano. Aiuto». «Il divano si muoveva – ha postato Gabriella Primordio di Alezio - la scossa di terremoto si è sentita anche qui».
TARANTO - La terra ha tremato anche a Taranto dove l’onda lunga della scossa greca si è fatta sentire in maniera molto intensa. Decine le telefonate giunte ai centralini delle forze dell’ordine e, soprattutto, a quello dei vigili del fuoco. I tarantini hanno chiesto lumi sull’epicentro dopo aver avvertito la scossa. Nessun danno in città e in provincia. Tra i tarantini c’è solo il timore che quella di ieri sia l’inizio di uno sciame sismico. Un effetto del terremoto è stata la condivisione immediata della notizia sui social network. Nei minuti successivi al terremoto sono stati centinaia i «post» scritti su facebook o «twittati» relativi all’argomento. La scossa ha reso più movimentato il tranquillo pomeriggio della domenica dei tarantini, senza creare altri disagi. Stessa reazione, almeno in rete, anche per il secondo terremoto avvertito qualche ora dopo la prima scossa. Un po’ di apprensione e una valanga di commenti su facebook.(fonte: la gazzetta del mezzogiorno.it)
sabato 25 gennaio 2014
Marò, l'India li accusa di terrorismo: «Possibile la pena di morte»
Il Sua Act è la norma che prevede fino alla pena di morte se i nostri fucilieri di Marina saranno riconosciuti colpevoli dal tribunale speciale e condannati per l’uccisione di due pescatori del Kerala scambiati per pirati il 15 febbraio 2012. Quando si farà il processo? E cosa rischiano? «Non posso aggiungere commenti, il caso è ora alla Corte suprema, che a febbraio prenderà una decisione». È secca e decisa al telefono la voce di Sharad Kumar, il direttore generale della NIA, National Investigation Agency, l’FBI indiana che secondo le indiscrezioni avrebbe costruito la base per un processo che potrebbe concludersi con la pena capitale, a dispetto delle assicurazioni scritte del governo indiano lo scorso marzo. Quel documento, concordato fra l’inviato speciale per i marò Staffan de Mistura e il ministero degli Esteri indiano, lascia uno spazio d’autonomia alla magistratura indiana ma sottolinea che la vicenda dei marò non rientra nei pur rarissimi casi che in India comportano la pena di morte. Da allora con la ripresa delle indagini da parte della NIA, che di fatto si occupa dei reati più gravi dal terrorismo al traffico d’armi, dallo spionaggio all’attentato alla sicurezza della navigazione, lo spettro della fucilazione è ricomparso più volte sui media indiani.
LE CONFERME
Il capo della NIA conferma che le indagini in realtà sono finite ma non pubbliche, ed è quindi possibile formulare un capo d’accusa che però non c’è ancora, e la legge applicata è proprio il famigerato Sua Act. Il dilemma che l’amministrazione indiana si pone adesso è come evitare questo esito, per non compromettere le relazioni con l’Italia ed evitare ripercussioni sull’accordo di libero scambio UE-India che potrebbe esser firmato dopo le elezioni indiane di aprile-maggio e le contemporanee elezioni per l’Europarlamento.
La UE fa pressing sull’India. E come quasi sempre avviene in questi casi in India, la questione sarà risolta dalla Corte Suprema. Che ha invitato le istituzioni a trovare un accordo al loro interno. Il clima freddo nella NIA nei confronti dei marò era già evidente a metà aprile, quando un responsabile dell’Agenzia a Kochi disse: «Io non mi occupo di relazioni fra Stati. Io sono un investigatore, mi concentro sul delitto. Il mio compito è scoprire la verità. Non ci faremo influenzare dall’emotività che c’è attorno a questo caso». E ancora: «Non siamo in tempo di guerra, non mi importa se a commettere un delitto sono stati uomini in uniforme». Nessuna immunità.
Ieri il ministro degli Esteri Emma Bonino ha portato il caso a Davos, dove ha incontrato i ministri indiani del Commercio e delle Finanze, Anand Sharma e Shri Chidambarn. «Mi hanno espresso con chiarezza l’opinione che la pena di morte non è pensabile». Si sono impegnati a fare «quanto in loro potere» perché vi sia una decisione il 3 febbraio. Certo, ammette la Bonino, «c’è frustrazione in Italia e anche la stampa indiana ammette che la vicenda è stata gestita non in maniera specchiata. Anche la nostra giustizia non brilla per tempismo, ma è sconcertante che dopo due anni non ci sia neppure il capo d’imputazione».
L’Italia è preoccupata per la «politicizzazione» dovuta alla campagna elettorale che vede contrapporsi i nazionalisti al Partito del Congresso dell’italiana Sonia Gandhi. Accenna poi, la Bonino, che «appena finito il processo i marò torneranno in Italia», in base a «accordi internazionali». Infatti, anche se condannati, i due fucilieri potrebbero scontare la pena in patria.(fonte: il messaggero)
venerdì 24 gennaio 2014
Gigi Buffon e Alena Seredova si separano
Arresto Justin Bieber, le confessioni della star
Baby squillo, anche il manager faceva il gigolò
giovedì 23 gennaio 2014
Nuove Case di lusso ai Rom assegnate dal comune di Torino
Alcuni Rom di Torino da oggi si godono case nuove con parquet assegnate dal comunementre i cittadini sono in coda a pagare l’IMU. Ecco le immagini.Un argomento che fa e farà sicuramente discutere quello di cui vi stiamo per parlare. Mentre i cittadini di Torino sono in coda per pagare la mini-imu. Glizingari provenienti dal campo Rom sulle sponde dello Stura si godono le case di nuova. Gli appartamenti sono appena stati ultimanti, sono arredati e godono di ogni “lusso” necessario tanto da essere arredate con il parquet. Case nuove ai Rom di Torino. Su TorinoToday sono apparse le immagini dei nuovi appartamenti assegnati ad alcuni nuclei familiari Rom provenienti dal campo nomadi abusivo sulle sponde dello Stura ora smantellato. L’obbiettivo è il trasferimento di 800 persone.
Furgone in retromarcia uccide madre di tre gemelli
Una donna, madre di tre gemelli, è morta dopo essere stata travolta da un furgone caduto da un terrapieno mentre era in retromarcia a Sesto San Giovanni nel Milanese.
Secondo una prima ricostruzione, la donna stava prendendo al sua bicicletta quando è stata schiacciata dal furgone che, in retromarcia, è piombato sulla rampa dei box del condominio in cui viveva la vittima.
L'uomo alla guida del furgone che ha ucciso una donna, precipitando in retromarcia sulla rampa dei box di un condominio, mentre la vittima stava prendendo la bicicletta, era senza patente e avrebbe dovuto spostarlo di pochi metri per poter caricare un mobile. Il furgone, condotto da un egiziano di 36 anni, a quanto si è saputo, appartiene a una ditta che stava effettuando dei lavori nel palazzo. La vittima, A.S., 45 anni, era madre di tre gemelli di sette anni. Il conducente, in retromarcia, ha sfondato una rete metallica e il mezzo è precipitato da un terrapieno, schiacciando la donna che era in compagnia di un'amica, ora sotto choc.
mercoledì 22 gennaio 2014
Lavoro, Cgil: “Oltre 515mila lavoratori in cassa integrazione nel 2013″
Numeri che, per il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada, descrivono “un sistema produttivo letteralmente frantumato per un verso dai colpi della crisi e dall’altra dal non aver messo in campo misure per invertire la tendenza. Il tutto mentre questa situazione si riversa con violenza sulla condizione di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori che, entrando nel settimo anno di crisi, versano in una condizione digrandissima sofferenza”.
Per Lattuada serve quindi “un netto cambio di passo, l’avvio di un’opera di vera e propria ricostruzione che metta al centro, prima ancora delle regole, interventi che favoriscano processi di riorganizzazione generale dell’economia e della produzione”. Le ore di cassa integrazione complessive, richieste e autorizzate lo scorso anno, risultano essere il terzo peggior risultato dall’inizio della crisi. Con 1.075.862.355 di ore (-1,36% sul 2012), il 2013 si piazza al terzo posto dietro al 1.090.654.222 di ore richieste l’anno precedente e al dato record raggiunto nel 2010, anno d’introduzione della casse in deroga, pari a 1.203.638.249. Nel dettaglio, scorporando le ore di cassa integrazione tra ordinaria (cigo), straordinaria (cigs) e in deroga (cigd), questi i numeri segnati lo scorso anno: 343.544.183 per la cigo (+2,37% sullo stesso periodo del 2012), 458.897.124 per la cigs (+14,64%), 273.421.048 per la cigd (-22,93%).
Continua anche a dicembre la crescita del numero di aziende che fanno ricorso ai decreti di cigs. Nel corso del 2013 sono state 6.838 per un +10,45% sul 2012 e riguardano 12.025 unità aziendali (+9,08% sull’anno passato). Nello specifico si registra sempre un forte aumento dei ricorsi per crisi aziendale, che rappresentano il 56% del totale dei decreti. Diminuiscono le domande di ristrutturazione aziendale e quelle di riorganizzazione aziendale. “Gli interventi che prevedono percorsi di reinvestimento e rinnovamento strutturale delle aziende tornano a diminuire nel 2013 e rappresentano solo il 6,81% del totale dei decreti. Un segnale evidente del progressivo processo dideindustrializzazione in atto nel Paese”, segnala lo studio Cgil. Quanto ai dati regionali, secondo la Cgil, è pesante il bilancio per le regioni del nord in termini di ricorso alla cassa integrazione nel 2013. Dal rapporto del sindacato emerge che al primo posto per ore di cig autorizzate c’è la Lombardia con 251.480.693 ore che corrispondono a 120.441 lavoratori.
Quanto ai comparti colpiti, si conferma ancora una volta la meccanica il settore dove si è totalizzato il ricorso più alto allo strumento della cassa integrazione nel corso dall’anno passato. Secondo il rapporto della Cgil, infatti, sul totale delle ore registrate da gennaio a dicembre 2013, la meccanica pesa per 366.447.892, coinvolgendo 175.502 lavoratori. Segue il settore delcommercio con 143.493.549 ore di cig autorizzate per 68.723 lavoratori coinvolti e l’edilizia con 124.990.822 ore e 59.862 lavoratori. Per quanto riguarda i lavoratori coinvolti dai processi di cassa nel 2013, considerando un ricorso medio alla cig pari cioè al 50% del tempo lavorabile globale (26 settimane), sono risultati essere 1.030.519 i lavoratori in cigo, cigs e in cigd. Se invece si considerano i lavoratori equivalenti a zero ore, pari a 52 settimane lavorative, si è determinata un’assenza completa dall’attività produttiva per 515.260 lavoratori, di cui 200 mila in cigs e 130 mila in cigd.
Camorra, 90 arresti in Campania, Lazio e Toscana e sequestri per 250 milioni
martedì 21 gennaio 2014
Regione Lazio, prorogata l'allerta meteo
La prostituta 16enne: «Andavo con gli uomini più grandi per 200 euro»
lunedì 20 gennaio 2014
Schumacher potrebbe restare in coma per sempre
Scoperti 20 rom falsi poveri Avevano un tesoretto da 2 milioni
Avevano un vero e proprio “tesoretto”: libretti di deposito, obbligazioni e gioielli custoditi in cassette di sicurezza. I finanzieri del comando provinciale di Roma hanno sequestrato a venti persone, tutte di etnia Rom, residenti presso i vari campi nomadi autorizzati della Capitale beni per circa due milioni di euro. I rom ufficialmente risultavano indigenti tant’è che fruivano di alloggio ed utenze (acqua, elettricità e gas) gratuite a carico di Roma Capitale oltrechè dell’esenzione dalla tassa sui rifiuti.
Un patrimonio, quello scoperto dai finanzieri, sproporzionato e non giustificato dai redditi dei rom che, invece, annoverano numerosi precedenti per gravi reati quali furto, ricettazione, armi, rapina, falsificazione di denaro, false identità.(fonte: il messaggero.it)
Stamina, tre scienziati contro Le Iene: «Inganno è anche colpa loro»
Elena Cattaneo, Michele De Luca e Gilberto Corbellini accusano la trasmissione delle Iene: «l’inganno Stamina è anche colpa loro».
L’inchiesta. L’accusa della senatrice a vita e direttore del Centro di ricerca sulle cellule staminali dell’università di Milano, di uno dei massimi esperti mondiali di staminali, De Luca, e dello storico della medicina e delle scienze, Corbellini, arriva mentre si attende la conclusione dell’inchiesta di Torino su Stamina, «in dirittura d’arrivo» secondo il procuratore Raffaele Guariniello, che vede indagate 20 persone, tra cui anche lo stesso Davide Vannoni, presidente di Stamina Foundation. Su quest’ultimo pende anche un procedimento per presunta truffa alla Regione Piemonte, la cui prima udienza è stata fissata per il 7 febbraio.
L’accusa alle Iene. I tre scienziati parlano in una lettera firmata di informazione-spettacolo «irresponsabile» e affermano che «l’uso della vicenda Stamina» fatto dal programma tv di Italia 1 è «un esempio eclatante di irresponsabilità nella pratica della libertà di informazione, da cui sono venuti danni irreparabili a persone e alla sanità pubblica». «Le Iene hanno gravi colpe nell’avere concorso a costruire, insieme a Vannoni, «l’inganno Stamina», dicono, «con una responsabilità morale forse equivalente a quella dello ‘stregone di Moncalieri’ e con un impatto comunicativo sicuramente superiore a quello di uno o più stregoni». Parole forti, alle quali già in passato Davide Parenti, direttore del programma - come riporta anche la lettera dei tre scienziati - aveva risposto: «Abbiamo solo raccontato».
Regione Lazio, trovata microspia nella sala riunioni utilizzata da Zingaretti
Durante la bonifica, nel bracciolo di “una poltrona della sala riunioni (accanto alla stanza di Zingaretti, ndr)- continua la nota – è stato trovato un complesso apparato elettronico idoneo all’ascolto e alla registrazione ed atto alla trasmissione all’esterno”. Una denuncia è stata fatta ai carabinieri ed è stata immediatamente informata la Procura della Repubblica di Roma dell’avvenuto ritrovamento.
“Gli investigatori ci hanno segnalato che non si tratta di un apparecchio in uso a forze dell’ordine”, dichiara Zingaretti ai microfoni di Sky Tg24. Poi sottolinea: “E’ stata trovata in un posto dove si prendonodecisioni importanti. Noi ci siamo mossi subito per la trasparenza facendo ad esempio la centrale unica degli acquisti. Certo, non fa piacere essere spiati ma io sto a posto con la mia coscienza”. Il presidente ha inoltre precisato di “non avere sospetti di nessun tipo” e che si trattava di una bonifica di routine. “Confido che le indagini facciano luce al più presto su questo ritrovamento inquietante – conclude -. Da parte nostra continueremo nell’opera di rinnovamento, trasparenza e autonomia a difesa dell’interesse pubblico che abbiamo iniziato sin dal primo giorno del nostro arrivo”.
Ma la scoperta ha un precedente. Anche l’ex Presidente della Regione Lazio,Renata Polverini, era spiata. Nell’aprile del 2011 l’allora governatrice denunciò alla Procura il ritrovamento di tre microspie e una microcamera. Le apparecchiature furono ritrovate durante una bonifica e una microspia fu rinvenuta in una intercapedine a pochi metri dall’ufficio di gabinetto della presidenza. Il ritrovamento avvenne inoltre dopo che Renata Polverini aveva subito nelle settimane precedenti due tentativi di furto nel suo appartamento. Di più: i sindacati fecero un esposto in Procura nel quale parlavano di “due intrusioni notturne alla Regione Lazio da parte di sconosciuti con la complicità di un dirigente interno”. La Procura aprì sul caso un fascicolo per intercettazione illecita.
Sul ritrovamento di oggi interviene anche Il segretario del Pd Lazio, Enrico Gasbarra: “E’ senza dubbio un episodio inquietante. Esprimo piena solidarietà e vicinanza al presidente Nicola Zingaretti”. “Bene ha fatto il presidente della Regione - aggiunge - ad affidarsi al procuratore capo Giuseppe Pignatone e sono sicuro che la magistratura farà piena luce su quanto è accaduto. L’azione di buon governo avviata dell’amministrazione Zingaretti non sarà fermata da niente e nessuno”.
E il vicepresidente del Consiglio regionale, Francesco Storace afferma: “Mi ha colpito molto. Tra l’altro stamattina ho incontrato il presidente ed è evidente che sono cose che scuotono. Però, proprio perché non si sa chi ce le ha messe bisogna fare una verifica anche negli assessorati e in Consiglio regionale”. Il segretario nazionale de La Destra fu al centro anni fa del cosiddetto caso Laziogate, dal quale è uscito senza alcuna macchia giudiziaria: “Si partì con lo spionaggio – ricorda oggi – e si finì con l’assoluzione con formula piena per tutti. In questo caso hanno trovato le cimici e mancano le spie”. Alla domanda su chi possa avere interesse a spiare il presidente della Regione, l’ex governatore ha risposto con una battuta: “Il problema tanto lo risolverà Renzi, togliendo i poteri alle Regioni, così le microspie le sposteranno da un’altra parte…”.(fonte: il fatto quotidiano)
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