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giovedì 25 ottobre 2018

Come funziona il condono fiscale e quanto si risparmia

Secondo il Consiglio nazionale dei commercialisti, il condono previsto nel decreto fiscaleall'articolo 9 che prevede un pagamento al 20% per chi fa emergere redditi che non aveva dichiarato precedentemente farà risparmiare mediamente tra i 9 mila e i 12 mila euro l'anno rispetto a chi paga quanto dovuto nei tempi previsti. Si tratta, insomma, dei risparmi che è possibile ottenere rispetto a quello che si sarebbe pagato dichiarando fin dal principio l'intero reddito oppure utilizzando lo strumento della dichiarazione integrativa "ordinaria" che non prevede alcuno sconto sulle imposte dovute. Stiamo parlando di risparmi medi che però possono arrivare a quadruplicarsi, secondo il Consiglio nazionale dei commercialisti, nel caso in cui le integrazioni vengano fatte per tutti e quattro gli anni di imposta potenzialmente interessati, dal 2013 al 2016, senza contare l'ulteriore vantaggio dell'azzeramento delle sanzioni amministrative che, con la dichiarazione integrativa "ordinaria", sarebbero risultate comunque dovute.

COME SONO CALCOLATI I RISPARMI

I risultati emergono dal raffronto, in corrispondenza dei diversi livelli di reddito, tra quanto sarebbe stato pagato per Irpefaddizionali regionali comunaliIrap e contributi previdenziali in caso di reddito dichiarato sin dal principio "per intero" e di reddito dichiarato solo in parte e poi integrato con la dichiarazione integrativa "speciale" messa a punto nel decreto fiscale. Il caso del risparmio più consistente (11.978 euro in un anno e 47.910 per quattro anni) emerge dalla simulazione su un reddito di 100.000 euro da dichiarare, di cui ne siano stati dichiarati 70.000 euro e si fa l'integrativa per 30.000 euro.«Abbiamo elaborato alcuni esempi che applicano il limite complessivo dei 100 mila euro considerando una volta sola lo stesso presupposto imponibile che viene fatto emergere per più imposte diverse», afferma il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani. «Sarebbe infatti altamente irrazionale, prima ancora che ulteriormente restrittiva, l'applicazione del limite nel senso di moltiplicare un medesimo presupposto per il numero di ambiti impositivi per cui rileva contestualmente. Sul punto - conclude - sarebbe comunque auspicabile un miglioramento del testo durante l'iter parlamentare per renderlo più chiaro».

I LIMITI DEL DECRETO: PIÙ 30% E MASSIMO 100 MILA EURO

Secondo l'ultima versione del decreto fiscale (qui tutte le novità) approvato dopo le polemiche sulla cosiddetta "manina", chi confessa al fisco redditi non dichiarati non potrà più scudare reati come il riciclaggio o l'autoriciclaggio, e non avrà condonate le imposte che si versano sugli immobili e sui capitali detenuti all'estero. La sanatoria non è accessibile a chi non ha presenato alcuna dichiarazione, cioè agli evasori totali, e inoltre permette di condonare solo un più 30% di redditi rispetto alla prima dichiarazione e con un tetto complessivo di 100 mila euro l'anno. Per chi ha dichiarato meno di 100 mila euro, si può comunque condonare fino a 30 mila euro di imponibile. In tutti questi casi, si paga una tassa forfettaria del 20%.

martedì 23 ottobre 2018

Mattarella ha firmato il decreto fiscale

Il presidente Sergio Mattarella ha firmato il decreto fiscale. Lo si apprende al Quirinale. 
 L'accordo raggiunto nel governo sul decreto collegato alla manovra, così come descritto dal premier Giuseppe Conte e dai due vicepremier, cambia infatti i contorni della "pace fiscale", eliminando quello che Luigi Di Maio in questi giorni aveva definito il «condono tombale-penale» con lo «scudo per i capitali all'estero». E cancellando il tetto «per singola imposta» che poteva moltiplicare le cifre sanabili.  Il condono torna dunque "mini" ma già promette di allargarsi di nuovo, con uno sconto ad hoc sulle cartelle di Equitalia più generoso dell'attuale rottamazione che dovrebbe arrivare nel passaggio in Parlamento. Le nuove norme consentiranno poi, come ha sottolineato Matteo Salvini, di realizzare quello che davvero è scritto nel contratto di governo: «Ci sarà - ha annunciato - il saldo e lo stralcio delle cartelle di Equitalia, non solo eliminando sanzioni e interessi» come nella rottamazione, «ma anche intervenendo sul capitale. Si chiuderà il contenzioso scontando l'ammontare complessivo».
FONTE: ILMESSAGGERO.IT


Di Maio: "Vincere la paura, mercati vogliono bene all'Italia"

 "Dobbiamo vincere la paura, l'unica cosa di cui dobbiamo avere paura in questo momento è proprio la paura". Così il vicepremier Luigi Di Maio uscendo dal Mise parlando delle oscillazioni dello spread. "L'andamento dello spread in questi giorni dimostra che i mercati vogliono molto più bene all'Italia di alti commissari europei".
"L'unico organismo che potrà migliorare la manovra è il parlamento italiano, non togliamo un solo centesimo dalle tasche degli italiani. Ascoltiamo tutti ma non torniamo indietro". Così il ministro dell'interno Matteo Salvini su possibili bocciature di Bruxelles.

FONTE: ANSA


mercoledì 19 febbraio 2014

Franco Fiorito: “Forse torno in politica, i cittadini ancora mi amano”

A volte ritornano. Questa volta parliamo di un politico: Franco Fiorito, recentemente condannato per peculato in merito ai fondi pubblici per la politica nella regione Lazio.
Le parole sono state pronunciate da Franco Fiorito nella celebre trasmissione La Zanzara di Radio 24: “Forse torno in politica, i cittadini ancora mi amano".
Insomma sembra che l’attrazione per la politica sia proprio irrinunciabile. Per alcune persone deve essere proprio difficile vivere senza quella cosa che ha dato fama, potere, conoscenze, soldi. Insomma Fiorito dice questo: io ho avuto sempre un gran consenso sia quando operavo localmente sia quando sono arrivato a ricoprire il ruolo di capogruppo del PDL alla Regione Lazio.
Certo i conduttore della Zanzara, celebre trasmissione di Radio 24 dedicata allo scazzeggio politico, fanno di tutto per indurre gli intervistati a fare un passo falso o andare sopra le righe.
Questa trasmissione, condotta egregiamente da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, è ascoltata la sera da tantissime persone. A quell’ora, fra le 18,30 alle 21 le persone rientrano a casa da lavoro e quindi una trasmissione leggera è ben accolta. Certo nessuno si aspettava Fiorito, dello Batman, con la voglia di tornare in politica.


martedì 4 febbraio 2014

Pensioni d’oro, 5000 euro al mese non bastano. Bocciato il ddl

I partiti bocciano il ddl di Fratelli d'Italia.

 

Un tetto di 5 mila euro lordi alle pensioni dei politici? «Troppo basso» per quasi tutti i partiti, tranne Fratelli d'Italia e Movimento 5 stelle.
La Commissione Lavoro della Camera ha stoppato la proposta di legge Meloni sulle cosiddette pensioni d'oro. La maggioranza ha votato un emendamento soppressivo del Nuovo centrodestra, criticando la scelta di fissare il tetto a circa 3.300 euro netti (5 mila lordi) inclusa previdenza integrativa e complementare. Il relatore è quindi destinato a riferire mercoledì 5 febbraio in Aula con il parere contrario della Commissione.

IRA DI FRATELLI D'ITALIA E M5S. I deputati di Fratelli d'Italia e quelli del M5s hanno già annunciato battaglia. «Un segnale pessimo», ha commentato la capogruppo di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, sottolineando che il voto «dimostra come la maggioranza non voglia intervenire nel merito».
I grillini hanno inoltre proposto che dentro il limite dei 5 mila euro «rientri tutto, anche eventuali vitalizi o pensioni integrative, mentre loro, i soliti furbetti, no. Ed è su questo che daremo battaglia».

PD: TETTO TROPPO BASSO. La relatrice al testo, Marialuisa Gnecchi (Pd), ha detto che la proposta Meloni «è demagogica e inefficace», mette insieme le pensioni complementari e quelle integrative e inoltre «è evidente che pensioni nette da 3.300-3.400 non sono d'oro». Al centro della discussione l'opportunità, sostenuta da FdI, di ricalcolare con il sistema integralmente contributivo le pensioni sopra una determinata soglia, individuata appunto in 5 mila euro lordi pari a circa 3.200-3.300 euro netti, e che il Pd non ha però mai condiviso.

MELONI: «PD E SEL SI VERGOGNINO». Meloni ha replicato sostenendo che «il Pd, con la sorprendente complicità di Sel, non ha alcuna intenzione di mettere mano alla vergogna delle pensioni d'oro.

Gli stessi che oggi bocciano il taglio delle pensioni d'oro sono gli stessi che ieri votavano il blocco degli adeguamenti delle pensioni da 1.400 euro. Davvero senza vergogna». 


venerdì 31 gennaio 2014

Parte il Ruby ter: “Berlusconi ha corrotto i testimoni”

Prende il via a Milano un nuovo procedimento contro l'ex premier, legato al 'sistema prostitutivo' di Villa San Martino e alla vicenda di Karima El Mahroug. Un'indagine in cui, dopo le sentenze 'Ruby 1' e Ruby 2', il Cavaliere rischia davvero molto.


Silvio Berlusconi, i suoi fidati legali (i parlamentari Niccolò Ghedini e Piero Longo) una ventina di avvenenti ragazze, la ex prostituta brasiliana Michelle Conceicao, l'eurodeputato Licia Ronzulli, la senatrice Maria Rosaria Rossi, lo chansonnier Mariano Apicella, il presidente di Medusa ed ex direttore di 'Panorama', Carlo Rossella, e altri ancora, tra cui la stessa Karima El Mahroug, all'epoca 'Ruby Rubacuori', e pure il pianista di Arcore e di quelle cene non proprio eleganti, Danilo Mariani. Oltre agli ex sottosegretari Valentino Valentini e Bruno Archi e al funzionario della Questura di Milano Giorgia Lafrate.
 45 in tutto, stando a quanto indicato dalle sentenze di primo grado a carico del Cavaliere e di Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora, le persone che entrano nella maxi-inchiesta 'Ruby ter', che ha preso il via ufficialmente con un comunicato stampa firmato dal Procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati.
Con la formalizzazione delle accuse, che vanno dalla corruzione in atti giudiziari alla falsa testimonianza fino alla rivelazione di segreti inerenti a un procedimento penale, e l'iscrizione dei nomi nel registro degli indagati è scattata un'inchiesta che era attesa da tempo.
Un'indagine in cui il Cavaliere rischia davvero molto, dato che due diversi collegi di giudici hanno già accertato, nelle sentenze 'Ruby 1' e 'Ruby 2', gravissimi fatti di inquinamento probatorio commessi mentre erano in corso prima l'inchiesta e poi i processi su quel ''sistema prostitutivo'' di Villa San Martino. Con le motivazioni delle sentenze depositate nei mesi scorsi, infatti, i giudici della quarta sezione penale che hanno condannato il leader di Forza Italia a sette anni di carcere per prostituzione minorile e concussione, e soprattutto quelli della quinta sezione penale, che hanno inflitto sette anni a Fede e Mora e cinque anni alla Minetti, hanno già tracciato la strada del 'Ruby ter'.
Il Tribunale, in particolare, aveva disposto ''la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica per quanto di competenza in relazione agli indizi di reità ravvisati''. E così, dopo l'invio di tutte le carte al quarto piano del Palazzo di Giustizia, l'iscrizione di una quarantina di indagati è stata una sorta di atto dovuto per la Procura, che ora dovrà valutare le singole responsabilità, effettuare una serie di accertamenti e poi nel caso potrebbe anche decidere di archiviare alcune posizioni e esercitare l'azione penale per gli altri.
Per il Cavaliere, per Ghedini e Longo, ma anche per una ventina di ragazze, tra cui Barbara Faggioli, Elisa Toti, le gemelle De Vivo e la cronista Mediaset Silvia Trevaini, ma anche per la stessa Ruby l'accusa è di corruzione in atti giudiziari, stando a quello che i giudici della quinta sezione hanno scritto nelle motivazioni.

L'ex premier, infatti, hanno messo nero su bianco i magistrati, è "gravemente" indiziato del reato di "corruzione in atti giudiziari" perché avrebbe pagato il silenzio non solo delle giovani chiamate a testimoniare sulle serate ad Arcore, stipendiandole con almeno 2500 euro al mese ciascuna, ma anche e soprattutto della marocchina alla quale avrebbe promesso "un ingente compenso se avesse taciuto o 'fatto la pazza'''.
Ruby, che ha sempre negato di aver fatto sesso con l'allora premier da minorenne e in cambio di soldi, risponde, dunque, anche di falsa testimonianza. Così come le 'olgettine' e con loro anche, secondo le indicazioni dei giudici, gran parte degli altri testi che sono andati in aula a difendere l'ex presidente del Consiglio, da Rossella ad Apicella passando per Rossi e Ronzulli e fino al marito di Karima, Luca Risso, al commissario della Questura Iafrate e al massaggiatore del Milan, Giorgio Puricelli.(fonte: infiltrato.it)

giovedì 30 gennaio 2014

Soldi ai partiti, in 20 anni un fiume di denaro pubblico. Circa 2 mld di euro pagati dai contribuenti

Finanziamento pubblico: la riforma dei rimborsi elettorali è in discussione al Senato per una revisione che sarà a regime non prima del 2017. Dal 1994 a oggi, però, ecco quanto hanno incassato le forze politiche: il gap tra spese sostenute e denaro erogato ha generato un 'tesoretto'.

E' un fiume di denaro pubblico. Alimentato costantemente dai singoli contribuenti. E' un profluvio di quattrini che dal 1974 a oggi non ha mai smesso di scorrere né di portare soldi - tanti - nelle capienti tasche dei partiti politici. Più di quanti non servissero a coprire le spese realmente sostenute a fini elettorali. Soltanto nel corso degli ultimi 20 anni,circa 2,7 miliardi di euro sono stati erogati sotto forma di rimborsi pubblici tra voto per le politiche, le europee. Un lasso di tempo durante il quale i cittadini sono stati chiamati alle urne per ben 15 volte, amministrative escluse.

E, complici le modifiche al rialzo di una contribuzione 'di sostegno' che non ha mai smesso di  foraggiare le forze politiche in corsa nelle singole tornate elettorali, il risultato è stato un 'tesoretto' che oggi si è sedimentato:1,9 miliardi di euro, infatti, è l'ammontare del 'surplus' che i partiti si sono ritrovati nei propri salvadanai, al netto delle spese accertate. Spese che, dal canto loro, non raggiungono i 700 milioni di euro. A conti fatti, l'utile incamerato è dunque tre volte quanto si è speso. E, tanto per fare un raffronto, corrisponde alla cifra che nel 2014 occorre per la ricostruzione dell'Aquila post terremoto e del 'cratere' sismico che la circonda.

I dati degli ultimi 20 anni parlano chiaro. E la domanda resta: cos'hanno fatto gli uomini dei partiti con questo tesoretto? Al netto delle inchieste avviate con l'accusa di peculato, quei soldi - è stata la risposta - servono a pagare l'affitto delle sedi, i dipendenti, i funzionari e le campagne di comunicazione. Di sicuro c'è che su Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita accusato di aver utilizzato i rimborsi elettorali per acquisti immobiliari, pende ancora il processo penale. Ma la Corte di Conti ha già deciso: deve restituire quasi 23 milioni di euro al ministero dell'Economia.


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